Tunisia – Pensieri nella sabbia

Tunisia – Grande Erg Orientale

Pensieri nella sabbia

Perché nessuno che è stato nel Sahara per un po’ è lo stesso di quando vi è arrivato. (Paul Bowles)

tunisia-legnaTESTO

Immaginavo già di passare le due settimane attorno a capodanno a casa, fra musica, libri e qualche dormita. Dopo un primo momento di panico comincio mentalmente ad apprezzare la cosa. Pensa, magari con la neve fuori ed il calduccio dentro… Ma una sera, tardi, una telefonata mi propone un viaggio, breve. Tre secondi per pensarci poi accetto con entusiasmo. Nel deserto tunisino per una traversata a piedi del Grande Erg Orientale. Con i dromedari per il trasporto di cibo e bagaglio. Di oasi in oasi sarà solo vuoto, silenzio, sole, sabbia e stelle.

Dove sono? Ancora nel deserto.
Quando non si hanno notizie si possono immaginare mille cose. Siamo su strade lontane ma i nostri pensieri ogni tanto si toccano, si incrociano.

E’ come quando hai l’amore di un uomo, pare tutto normale. Ma se non c’è più è nostalgia struggente. Così è il deserto. Desiderio inconsolabile.
E freddo. Ma quanto è freddo il deserto d’inverno.
Non ho più tempo per fermarmi. Vivo i momenti, al ritmo lento scandito dal cielo, nel giorno e nella notte. In mezzo al niente, niente attorno se non la natura. Dolce, forte, violenta. Ci sono io e nient’altro. Nella vita c’è la mia davanti a tutto. Io sono essenza pura.
Morbida sabbia arancio e ocra.
Notte di acqua e vento. Più freddo del solito. Colori stupendi, bellissimi.
E la stanchezza non arriva. Una energia potente mi ricarica il corpo. Non mi colpisce il freddo, il non dormire, il lungo camminare. Non c’è stanchezza. Sto molto bene.
Nuovi amici, belle facce, bella gente.
Dromedari. C’est la chaleur! E i già pesanti gorgoglii da scarico intasato si combinano con la bava. C’è tanta bava per terra che li potresti seguire senz’altre tracce.
Fuoco. Farina, acqua e sale. Pane cotto sotto la brace sulla sabbia delle dune. Pane grigio a colazione la mattina scioglie la nutella dura, gelata nella notte.
Datteri come miele, dolcissimi. Dita di luce. Una leggenda racconta che nacquero dalle lacrime di Maometto commosso per la povertà della gente del deserto. Ad un uomo ne basterebbe uno al giorno e un po’ di latte per sopravvivere, per mesi.

Dopo due notti passate insonni per il freddo, prendo l’abitudine, la sera dopo cena, di mettere in una bottiglia di plastica un po’ di acqua bollente presa dal fuoco. Avvolta in una salvietta, in fondo al sacco a pelo mi riscalda. Allora dormo tranquilla fin verso le due, le tre del mattino, quando il freddo si fa di nuovo pesante ed il richiamo della pipì incontrollabile. Fuori dal sacco, giacca a vento e scarponi e via verso la duna più vicina. Che regolarmente non raggiungo. ‘Effetto duna’… l’ho appena individuata ma cedo prima!
Grazie ad un amico mi ritrovo con una tenda strepitosa. Ad ombrello, basta un clic per aprirla ed un altro per richiuderla. E quando è aperta svito il manico ed ecco fatto.
E’ notte di capodanno. Il brindisi lo facciamo alle 21, come fossimo a Mosca. Ma per noi un luogo vale l’altro e a quell’ora normalmente stiamo in branda. Panettone, in alto i calici, baci e abbracci, tutti a nanna, buonanotte! Altro che buona… Siamo accampati abbastanza lontani gli uni dagli altri, sai com’è, nel deserto, nel silenzio, solo noi. Lassù le stelle.
Verso l’una mi risveglio. Buio pesto. Picchiettio, sarà sabbia? Pare acqua. Sabbia e acqua. E quanto vento! Scosse fortissime sulla tenda. Cerco il manico, lo riavvito. Se devo essere portata via sarò come Mary Poppins.
Ho paura ma non posso fare a meno di ridere. Resto sola nella sabbia – che anche dovessi chiedere aiuto non mi sentirebbe nessuno – attaccata ad un manico di tenda, nel deserto, in tempesta, un paio d’ore!
L’anno scorso, allo scoccare della mezza notte rimasi con la porta del frigo fra le mani, scardinata nell’istante in cui iniziava il nuovo anno! Forse un segnale. E questa nuova sceneggiata allora? Ce la raccontiamo, il giorno dopo.
La sera, le nostre tende si ritrovano le une attaccate alle altre… Sai com’è, la notte nel deserto, nel silenzio, solo noi.
Lassù le stelle.

 

di Francesca Chiolerio  –  gennaio 2004